psicoterapia familiare

"I cormorani sono uccelli marini che prima di abbandonare il nido regrediscono a comportamenti appresi nelle prime ore di vita:  dondolano, pigolano, per poi spiccare il volo. Un passo indietro per farne due in avanti, in una sorta di "reprogressione" biologica. 
(A. Canevaro "Quando volano i Cormorani").

Spesso è questo che accade quando una famiglia si rivolge ad un terapeuta. A ben vedere, chi si fa portatore delle difficoltà della famiglia, chi manifesta la necessità di un cambiamento, si muove, inevitabilmente, come i cormorani, un passo indietro per farne due in avanti, alla ricerca di un progetto esistenziale. Per interventi con le famiglie, mi riferisco a casi in cui a me si rivolgono genitori e figli ma alle volte anche nonni, zii e cugini nei più diversi contesti: studio privato, domicilio, scuola, etc. Genitori che parlano dei figli, un figlio che parla di sé e chiede di parlare assieme ai propri genitori, pazienti adulti con diagnosi psichiatrica e i loro familiari, etc. Mi piace pensare l’individuo come immerso nel suo contesto relazionale, sociale e culturale. In quest’ottica è concepibile come l’intervento principe di questa psicoterapia sia quello riguardante l’intero contesto relazionale di riferimento, quindi, in primo luogo la famiglia. In quest’ottica il sintomo non è inteso come un problema individuale, bensì come la manifestazione di un disagio dell’intero contesto in cui esso stesso si esprime. Il “paziente designato” è solo il portavoce di un disagio più articolato e complesso che può essere compreso al meglio coinvolgendo tutti gli attori in gioco poiché ognuno porta il suo contributo al mantenimento della situazione in essere o al suo cambiamento.La famiglia é uno dei contesti dai quali provengono il maggior numero di domande di consulenza. Alcuni problemi nascono dalla relazione con altri contesti. Pensiamo alla scuola e alla relazione che si instaura laddove è presente una diagnosi di un figlio come spiegazione dei problemi di adattamento o di apprendimento. La mia proposta é di trattare le diagnosi come possibilità di attivare risorse inaspettate da parte di tutti i membri della famiglia, nei loro rapporti, all’interno nei quali vanno esplorati e trattati.Lavorando con bambini e ragazzi spesso utilizzo il gioco come metodo di intervento o più in generale il fare insieme, attività che permettono un pensiero riflessivo su ciò che accade nel rapporto. Lavorando con i genitori intervengo sulla costruzione di nessi tra le loro posizioni e i comportamenti dei figli. Mettere insieme le diverse prospettive e i differenti punti di vista tra tutti i membri della famiglia, apre a scenari che possono essere ripensati, a storie che possono essere ri-narrate.